Per un anno alle superiori presi parte al laboratorio teatrale organizzato apposta per le scuole. Mi convinse quasi subito la mia pazza compagna di banco di allora; oddio, non mi convinse, quando passò fra i banchi il foglio di partecipazione portato dalla solita bidella svogliata, la pazza lo prese e automaticamente scrisse il suo e il mio nome. Non ebbi scelta, mi dovetti fidare.
Indubbiamente fu divertente, conobbi un sacco di gente ed ebbi la possibilità, non considerata precedentemente, di vedere il mio corpo come uno strumento per la liberazione delle mie emozioni e sensazioni e non come un ostacolo o come una protezione (la voce narrante qui si lascia andare ad un imbarazzato colpo di tosse).
Avendo a che fare con degli adolescenti, il regista pensò bene di offrire come tema dello spettacolo l'Amore.
Panico.
Non avevo studiato, non ero abbastanza preparata.
Mi volevo giustificare o parlare dell'Unità di Italia.
Niente da fare, nel corso dell'anno ognuno di noi doveva pensare, scrivere e rappresentare il proprio pezzo. L'adattamento scenico e la resa teatrale sarebbe stata poi a discrezione del regista.
La mia amica pazza aveva ovviamente mille fonti a cui ispirarsi; al contrario la mia vita sociale da"ragazza di periferia" cresciuta in cortile con gli stessi amici fraterni di sempre, poteva solo essere un'appendice a lato della sua. (da leggere con tono dimesso) Va da sè che il giorno dopo a scuola si presentò con le idee chiare e con mezzo testo già scritto.
Per la prima volta in vita mia, mi trovavo ogni sera a combattere contro un foglio che voleva rimanere bianco. Non che non avessi anche io modeste fonti a cui ispirarmi, solo non erano così importanti e forti da poterci costruire un pezzo sopra.
Sforzandomi trovai una costante alquanto curiosa, pertanto decisi che il mio pezzo non sarebbe stato una narrazione ma una rilettura tragicomica delle mie vicende amorose (Capirai!..ehm). Ovviamente mandai nei matti il regista, il quale si era trovato davanti storie struggenti e catastrofiche, quella della pazza in primis, e aveva già deciso che lo spettacolo sarebbe dovuto essere lo specchio dell'angoscia adolescenziale verso l'amore. Vagava infatti per il palco inveendo e urlando:
"Mi dite ora dove la metto la SuperDonna Invisibile?"
(Listening to: Skunk Anansie - Secretly )
2 comments:
Fantastica, meno male che ogni tanto ritorni; se raccontassi le mie di "basi" allora si che ci sarebbe da ridere...
Fantastiche le frasi "Non avevo studiato, non ero abbastanza preparata. Mi volevo giustificare o parlare dell'Unità di Italia" ;-D
E' un problema comune a molti, saperla buttare sul divertente però non è da tutti.
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