
Nella lingua turca esiste una parola sola per esprimere l'immagine del "riflesso della luna sull'acqua": yakamoz.
Meraviglioso! Non ho idea di come si pronunci ma come spesso capita è affascinante più il concetto del suo suono. Credo sia stato questo a farle vincere il premio come "miglior espressione dell'anno" indetto dalla rivista tedesca Kulturaustausch (scambio di culture). Nell'articolo sono segnalate anche altre parole-espressioni provenienti da tutto il mondo e personalmente a me piaceva anche la norvegese Oppholdsvaer (luce del giorno dopo la pioggia) ma lo ammetto, anche qui è più il significante a colpirmi che l'eventuale pronuncia. Mi trovo d'accordo infatti con Bartezzaghi che, commentando la notizia, afferma l'ovvia vittoria di una parola appartenente al campo semantico dell'amore o delle profonde sensazioni personali piuttosto che un'espressione legata all'odio o al conflitto. Amore piacerà sempre più di Odio.
Sta di fatto che dietro ad ogni parola vi è una cultura, un retroscena storico- filologico- culturale che trova il suo punto di arrivo nella pronuncia e nel significato, e che infatti tolta dal suo contesto naturale perde di valore. Se mi trovassi davanti ad una parola come yakamoz senza conoscerne il significato a tutto penserei tranne che all'immagine straordinariamente romantica del riflesso della luna sull'acqua. Tra l'altro non l'assocerei neanche al turco bensì al giapponese, non so perchè.. Per non parlare di quella norvegese, che alle mie orecchie profane di lingue scandinave suona come il nome di una marca di aspirapolveri.
[A me questa roba fa letterelmente impazzire, eppure quando la dovevo studiare infamavo la profe di Filologia!!]
Per il concorso dell'anno prossimo propongo la spagnola ojalà !
(Listening to: Giuliano Palma & the Bluebeaters - Tutta mia la città)