Saturday 14 February 2009

E non è perchè è San Valentino

I'm a fool to want you
I'm a fool to want you
To want a love that can't be true
A love that's there for others too

I'm a fool to hold you
Such a fool to hold you
To seek a kiss not mine alone
To share a kiss that Devil has known

Time and time again I said I'd leave you
Time and time again I went away
But then would come the time
When I would need you
And once again these words I have to say

I'm a fool to want you
Hits me but I need you
I know it's wrong
It must be wrong
But right or wrong I can't get along
Without you

I won't get along
Without you.

Billie Holiday

Sunday 8 February 2009

"Come a Forrest Gap"

Pioveva a secchiate, io sul bus e lui a piedi a rincorrerlo.
Timido cenno di supplica rivolto all'autista per fermarsi alla prossima fermata. Sì sì, tra 200 metri, in fondo alla via, prima della curva.
Stoico, non si arrende, chiude per bene il giubbotto e parte. Sembra Forrest Gump, i passeggeri dal fondo del bus lo osservano e- forse- lo incitano. Sfortuna vuole che il bus prenda un verde al semaforo mentre Forrest è costretto a fermarsi dall'omino rosso impettito. Impaziente rischia di venire investito dalle macchine perchè si lancia letteralmente in mezzo a Viale Belfiore alle 19.30 di un Sabato piovoso. Non accenna ad arrestare la sua folle corsa. Deve tornare a casa. Dopo il semaforo la strada è ancora lunga, ancora 150 metri. Noi passeggeri fortunati assistiamo alla grande prova mentre l'autista accelera e decellera sadicamente.
Finalmente arriviamo alla fermata, noi. Regna il silenzio, chi è seduto vicino all'autista non può vedere se il mitico ce la sta facendo o meno, quindi spera di scorgere sul viso degli altri almeno un cenno di sorriso.
Si sente aprire la porta del retro, echi di pioggia. Ce l'ha fatta, è salvo.
Applauso scrosciante, una vera ovazione.

(Listening to: Ella Fitzgerald - Fever)

Saturday 7 February 2009

Parlo di ciò che ho visto

Durante le riunioni precedenti alla partenza, in cui ci veniva presentato il progetto Europrof nei suoi aspetti più particolari, ci chiedevano quali fossero le nostre aspettative e paure.
Non mi ricordo cosa scrissi nelle paure, credo che la mia ignoranza geografica mi abbia portato ad esprimere semplicemente la preoccupazione di non finire in un paesello sperduto e alquanto lontano dai centri abitati. Ma le aspettattive erano tante e per una volta non sono state deluse, anzi. Non come sempre mi capita nella vita quotidiana.
Cercavo qualcosa da questo viaggio e credo di averlo trovato nell'umiltà della gente di Vilnius. Tutto mi sarei aspettata tranne che accoglienze calorosissime e gentilezza disinteressata. "Siamo pur sempre nell'Est Europa", mi ripetevo, non cosciente del fatto che una delle tante missioni di questo progetto era anche quella di andare in/contro ai pregiudizi verso le culture e le società.
Dopo due giorni scopro che i Lituani, proprio per la loro fama di essere ospitali, si considerano Gli Italiani del Baltico e mi ritrovo a ridere perchè-purtroppo- tale paragone si basa su una certa idea di Italia che adesso non c'è più.
Abituati per ovvie ragioni storiche a non ricevere molti "ospiti" per tanto tempo, nel momento in cui hanno cominciato a vedersi attorno persone provenienti da altre nazioni, i lituani piano piano si sono aperti.
E' quel "piano piano", infatti, che mi ha affascinato molto. Quella consapevolezza dei limiti attuali che uno stato indipendente dal 1989 può avere di sè, affiancata a un grande senso di speranza e di spirito di sacrificio guidati dalla voglia di vivere un futuro migliore.
Lo sanno che se vogliono stare al passo con l'Unione Europea devono saldare i conti economici, produrre, acquisire stabilità. Lo sanno che se vogliono dialogare con gli altri paesi si devono scrollare di dosso i pezzi di ghiaccio di stampo sovietico. Sanno che devono chinare la testa- un'altra volta- e lavorare. Pare che lo sappiano ma ne hanno timore o forse scarsa fiducia, e scappano. E' probabilmente nel brain drain che ci somigliamo. Chissà.
Esperienza bellissima, che è finita quando stava per decollare tutto. Finalmente stavo cominciando a capire ogni singola parola pronunicata dalle inglesi (del Nord) mie vicine di stanza. Avevo anche cominciato a girarmi la città da sola, perdendomi a volte volontariamente. I menù dei bar e nei ristoranti cominciavano a essere leggermente riconoscibili e avevo anche conosciuto un russo al supermercato, mannaggia!

(Listening to: Gatto Ciliegia vs Grande Freddo feat. Robertina - Un anno d'amore)

Tuesday 3 February 2009

Tutte le cose belle durano troppo poco!


Prima o poi troverò le parole.


(Listening to: Barry White - Just the way you are)